Così, abbandonati mariti, fidanzati e figli, è iniziato il nostro lungo week end partenope al femminile. Che quasi quasi lo potremmo anche far diventare anche un’istituzione d’ora in poi.
Ci sarebbero miliardi di cose da raccontare (visito Napoli, che stra-amo, almeno una volta all’anno), ma lungi da me impostare una “guida turistica”! Vorrei solo condividere quello che più mi piace di questa variopinta città e, perché no, ricevere dei suggerimenti per le mie prossime visite perché sono convinta che Napoli nasconda una sorpresa dietro ogni suo singolo angolino.
Io e le matte che mi accompagnavano abbiamo pernottato in un B&B in piazza Bellini, gestito da una signora molto sui generis ma molto verace. La piazza Bellini di sera si gremisce di giovani. Meraviglioso il vocio serale ed il passaggio di tutte quelle persone. Quanto mi piace folla per strada!
Ma torniamo a noi. Cos’è Napoli?
Napoli è shopping (mio punto debole). Vale la pena andare a Napoli solo per una capatina a Yo Soy Feliz. Ne sono follemente innamorata. Si tratta un marchio che esiste solo in Campania (io l’ho visto a Napoli, Ischia e Palinuro) o online (www.yosoyfeliz.es) . Gli abiti vengono confezionati completamente a mano, cosa che in pochi fanno. Credo che questa politica aziendale è quella che lega questo marchio al fatto che i punti vendita non siano sparsi in tutt'Italia. Hanno vestiti meravigliosi, coloratissimi ed originali anni ‘60, per non parlare di tutti gli accessori come le borse, gli orecchini, i bracciali ed i portafogli, tutto molto vintage e tutto all’insegna di bei colori vivaci.
Tutte le volte che ci metto piede acquisto qualcosa. Quasi come un fioretto. Stavolta mi sono innamorata di un modello vintage/anni ’60 azzurro con fiori bianchi e rosa scampanato. Quando poi ho visto che lo stesso modello lo vendevano anche in versione mignon, niente, no ho dovuto comprare uno per me ed uno per Matilde. Sai che scena che facciamo insieme? Speriamo di non assomigliare ai fratelli Dalton di Lucky Luke!
Napoli è anche cultura. Un sacco. Talmente tanta che ci vorrebbe un’eternità per conoscerla a fondo. Dato che due delle nostre compagne erano novelle turiste, abbiamo optato per un classico che non delude mai, San Gregorio Armeno, la via dei presepi. Quella che ogni anno a Natale i telegiornali ci mostrano per aggiornarci sulle new entry in fatto di statuine riecheggianti il personaggio simbolo dell’attualità del momento. Nel corso degli anni lì ci comprato praticamente tutti i pezzi del mio presepe. La mia chicca peferita è la tombola con il cartellone di carta indicanti tutti i numeri della smorfia napoletana che ogni anno cerco di imparare senza purtroppo riuscirci (ma come fanno i napoletani a conoscerla a memoria? Per me ce l’hanno nel DNA!), quella con “ ‘o panariell’ “ in vimini dai quali si estraggono i numeri. Riesco perfino ad immaginare le chiassose serate in famiglia a Natale, quelle con una marea infinita di parenti intorno al tavolo che tra discussioni e risate giocano coprendo le cartelline con lenticchie o bucce di mandarino (ebbene confesso…..erano proprio così le mie serate natalizie da bambina).
Napoli è arte culinaria.
A Napoli si manga divinamente ovunque. Anche nei chioschi in mezzo alla strada. Per me è tassativo andare a Napoli e tornare a casa con qualche kg in più. Poi mi metto a dieta. Ma vuoi mettere la gioia di mangiare tutte quelle prelibatezze?
Con le mie amiche per la prima volta ho assaggiato i taralli “ ’nzugna e pepe” (con strutto, pepe e mandorla tostata) di Leopoldo Infante (www.leopoldo .it). Si dice che Leopoldo, fondatore di questo tarallificio pazzesco, girasse per le vie di Napoli al grido di “ ‘ Nzgugna e Pepe!” con un carretto per vendere anche alle persone meno abbienti questo prodotto fatto di ingredienti alla portata di tutte le tasche.
In zona riviera di Chiaia, invece, è tassativo fare una capatina mangereccia da Muu…Muzzarella (www.muumuuzzarellalounge.it) . Alla base di tutto c’è la mozzarella di bufala, uno degli emblemi della gastronomia partenopea e campana in genere. Che poi viene abbinata a carne, pesce, primi piatti, verdure e persino dolci per un’apoteosi sia per il palato che per la vista. Anche la location non guasta: stile essenziale, colore bianco candido con richiami al colore pezzato delle mucche. Per non parlare di Sasi, gestore del locale, che ci ha trattate come se fossimo amici da sempre. Poteva essere diversamente?
Il caffè, invece, lo bevo solo ed esclusivamente al Bar Nilo, nell'omonima piazzetta. Consiglio: quando vi danno l’acqua, col caffè, assolutamente NON bevetela dopo il caffè. Vi guarderanno come se siete atterrati da marte. L’acqua si beve PRIMA del caffè, per sciacquare la bocca e prepararla al gusto del caffè. L’originalità del bar Nilo è l’altarino dedicato a Maradona: vengono venerate sue foto e persino un suo capello . Anche il calendario della Padania si difende bene con i suoi sfottò a noialtri del nord (in effetti hanno una versione del 2005, ma è un cult, e quindi resiste al bar con i suoi annetti sulle spalle) . Sostanzialmente tutti i mesi portano una foto di un cielo fitto di nebbia. Ognuno con un commento diverso. Come “Natale in Padania”. L'originalità dei napoletani si riconosce anche nella tradizione del caffè sospeso: si può entrare in qualsiasi bar e lasciare un caffè sospeso: un cliente paga due caffè, ma ne riceve uno solo. In questo modo, se una persona bisognosa entra nel bar chiedendo se c'è un caffè sospeso può berne una tazzina come se gli fosse stato offerto.
La breve parentesi napoletana ha avuto decisamente successo. Perché siamo ancora più legate e perché è bello condividere le proprie passioni con le persone a cui vuoi bene. E poi perché, diciamola tutta, Napoli è Napoli.
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